Filippo Neviani, in arte Nek, è uno dei 24 big che parteciperà alla 69esima edizione del Festival di Sanremo. “Mi farò trovare pronto” è scritto da Luca Chiaravalli e Paolo Antonacci (figlio di Biagio). Il nuovo album dell'artista uscirà in primavera, mentre il 22 settembre sarà in concerto all’Arena di Verona.
Nek si presenta per la quarta volta in gara al Festival di Sanremo con il brano “Mi farò trovare pronto“. Un bel ritorno per lui dopo la partecipazione nel 2015 con il brano “Fatti avanti amore“, classificatosi al secondo posto alle spalle de Il Volo (che quest’anno tornano anche loro in gara). Nella stessa edizione però vince il premio come “Miglior esibizione cover” con la reinterpretazione del brano “Se telefonando” di Mina.
Il debutto sul palco del Teatro Ariston però è nel 1993 nella categoria Nuove Proposte con il brano “In te” che si piazza al terzo posto, mentre nel 1997 nei Big con “Laura non c’è” raggiunge il settimo posto.
Tornare a Sanremo credo sia sempre un’emozione. Ti sei “trovato pronto” per ritornare su questo palco?
Ci si prova dai. Diciamo che l’emozione è sempre molto forte quindi bisogna stare sempre attenti a dominarla nei migliore dei modi, a fare in modo che il palco non venga subito, ma guidato, usato per fare al meglio la performance della vita o comunque cercare di essere convincenti il più possibile. Ieri, per esempio, io sono autocritico e quindi mi guardo, mi osservo, capisco quali sono i momenti con i piccoli difetti e mi sono piaciuto molto di più ieri sera che la prima serata. C’è meno tensione.
Come è nato questo brano e come mai l’hai scelto per il tuo ritorno?
È meno “festivaliero”, non segue proprio i canoni del festival, perché la mia idea di festival è proprio interpretarlo come la vetrina, la catapulta, un megafono e fare in modo che la gente conosca quello che sto facendo, dargli un risalto massimo, visto che tutta la stampa, tutta la tensione, l’opinione pubblica, la maggior parte di queste è concentrata su Sanremo. Sanremo è una grande energia. È stato mobilitato negli anni. Non è più il festival di chi si gioca l’ultima carta, è proprio un bello spazio per poter lanciare, fare ascoltare i propri progetti. Mi è stato domandato da Claudio, io ci ho riflettuto un po’e poi ho guardato il mio repertorio e ho detto: “Quale è il pezzo che vorrei uscisse prima e che rappresentasse questo disco”? “Mi farò trovare pronto” che nasce da una poesia di Borges, scrittore, poeta argentino, che io non conoscevo e che mi ha fatto conoscere Paolo Antonacci, uno degli autori della canzone. Sono molto felice perché leggendo le frasi di Borges, è partita l’idea per la costruzione di una canzone. È un testo molto semplice perché la struttura di questo pezzo è l’essenzialità, anche la conformazione della canzone, la struttura è diversa dalle mie canzoni. Volevo che il palco di Sanremo lo valorizzasse insomma o comunque pensavo potesse essere la strada giusta per farlo conoscere.
Questa è un’anticipazione del tuo nuovo album. Cos’altro ci puoi dire in più? Ci sono già delle date di uscita?
No, le date non ci sono. Posso dirti che a cavallo tra marzo e aprile, quindi la Primavera, dovrei riuscire a finire l’album. Anche perché io volevo un po’ stare fuori dal marasma iniziale del festival. Volevo concedermi la libertà di poter uscire nel momento dove gli animi si quietano e allora esco. Ci sono diversi appuntamenti oltre al disco: c’è la costruzione di un tour in Italia e in Europa, c’è la data dell’Arena di Verona il 22 settembre. Sono felice perché questo mestiere ti offre un po’ di costruire tante cose. Da cosa nasce cosa, quindi non si sa mai. Bisogna farsi trovare pronti, sempre.
Complimenti per la collaborazione con Renga e Pezzali che vi ha portato in giro l’anno scorso. Come è nata l’idea?
È nata dalla collaborazione per il singolo che scrisse Max dal titolo “Duri da battere” e quando ci siamo trovati in studio io e Francesco con lui, per scherzo abbiamo detto “Cavolo sarebbe una figata trovarci in tour. Pensa mischiare i repertori”. Qualcuno ha ascoltato, ci ha proposto una via e da lì è partito tutto. Abbiamo detto “Dai, questo anno ce lo possiamo concedere di collaborazione”. Abbiamo fatto un tour bellissimo, praticamente sold out ovunque. Diversi luoghi, abbiamo bissato addirittura e quindi è stato un modo per viverci e per stare insieme aldilà del palco perché ogni tanto ci troviamo, mangiamo insieme. Io sono stato molto bene, credo anche gli altri perché ci siamo apprezzati subito, ci siamo voluti bene senza passare attraverso la professione che facciamo. Si è creato lo spirito di gruppo.
A proposito di Sanremo, l’ultimo che avevi fatto 4 anni fa, avevi vinto il premio per la “Miglior cover” nella serata delle cover, “Se telefonando”, grandissimo successo. C’è un altro brano storico che ti piacerebbe reinterpretare?
Ce ne sono diversi. A caldo al prima che mi viene in mente è “Vita” di Lucio Dalla e Gianni Morandi. Molto “Stinghiana” come melodia . Mi ricordo che quando uscì, la canzone aveva suoni e un arrangiamento che, per l’epoca, era all’avanguardia. Se dovessi fare un disco di cover, quella potrebbe rientrare tra le canzoni da poter fare.