Abbiamo intervistato Riki, cantante in gara al Festival di Sanremo 2020. Ci ha raccontatao della sua esperienza in Sud America e delle emozioni che sta vivendo al Festival.
RIKI è in gara nella sezione Campioni del 70° Festival di Sanremo con il brano “LO SAPPIAMO ENTRAMBI” (Sony Music Italy).
Il cantautore sale per la prima volta sul palco del Teatro Ariston dopo aver conquistato le classifiche italiane, vendendo oltre 310.000 copie fisiche con il suo primo EP “Perdo le parole” e il suo primo album di inediti “Mania” (è l’artista italiano che ha venduto più dischi in assoluto nel 2017), un successo multiplatino che va dal nostro paese all’America Latina.
“LO SAPPIAMO ENTRAMBI”, una ballad scritta da RIKI insieme al suo produttore Riccardo Scirè, racconta con precisione geometrica una relazione che sta finendo, in cui nessuno ha il coraggio di dirselo («Restiamo distanti restandoci accanto», «Io fisso il vuoto che è a pezzi e tu ti addormenti guardando la tivù»). Un amore che, proprio nell’era dei social network che offrono infinite possibilità di interazione, vive il paradosso dell’incomunicabilità.
Innazitutto Auguri! Come stai?
Grazie mille. Sto bene, il 4 è stato il mio compleanno, una coincidenza incredibile. Quando ho saputo che sarei stato a Sanremo pensavo tra me e me “se parte il 4 febbraio figata”.
Una bella emozione, come è l’emozione di quel palco?
Mi stavo appena rivedendo per la prima volta. Sono uno che deve sgonfiare tute le emozioni, sono molto critico sempre. Però devo dire bene, soprattutto perché ero agitato, ma penso come tutti… Mi han detto anche Zarrillo, Masini. Il palco di Sanremo che tu abbia un anno di carriera o 50 alla fine, te la fai sotto (ride). Ieri me la facevo sotto, però son stato concentrato. Una volta sceso dalle scale ho trovato la concentrazione giusta e poi mi sono emozionato. La mano tremava a metà della canzone, prima ero tranquillo.
Come è nato il brano “Lo sappiamo entrambi” come mai hai deciso di portarlo al Festival?
L’ho scritto due anni fa con il mio produttore, io ho scritto tutto il testo e anche la musica. Però sai arrangiandolo, sistemandolo, ha curato lui delle parti. PArla un po’ di quello che mi capitava intono, dei miei genitori, che poi si sono separati. Parla della storia finita che aveva il mio produttore con la sua ragazza dai 25 ai 30 anni. MI piaceva il titolo, è un parlare d’amore in modo diverso. Molte canzoni parlano d’amore, ma la cosa importante è come ne parli, portando rispetto al Festival, tutti si aspettavano un up, invece ho portato una classica ballad d’amore. Però ha tantissime fotografie come parole che inciampano, tutte queste parole che vanno “e sprechiamo i silenzi tirandole addosso” sul telefono. Il telefono non è il telefono di una ragazzina di 15 anni è anchequello del 30enne,50enne; è una canzone trasversale che parla dell’incomunicabilità di una coppia. Può essere traslata anche in un rapporto di amicizia, tra madre e figlio/padre e figlio.
Tu sei reduce da un grande successo di tour in Sud America, com’è andata l’esperienza?
Molto bene, è stata anche difficile perché fare interviste in radio e in TV in spagnolo non è così semplice come può sembrare. Però ce l’ho fatta, è stata una bellissima esperienza, mi ha fatto maturare tanto. Ora continuiamo in parallelo sia la carriera italiana sia la carriera all’estero. Ho dei featuring d schedulare, organizzare, però per marzo, aprile esce qualcosa.
Qual è il tuo ricordo legato al Festival da telespettatore?
Un ricordo del Festival … ero al mare con i miei genitori in Egitto e mia madre mi ha obbligato a guardare il Festival, c’era Giorgia contro Elisa. Se non sbaglio era il 2001, grandi voci bellissimo Festival. Poi ho avuto l’onore di conoscere entrambe, soprattutto Elisa, persona meravigliosa, “Luce” il suo pezzo ha fatto la storia.