Bellacanzone e Hit Chart Top 20 hanno intervistato Amadeus al termine della conferenza stampa di presentazione di Sanremo Giovani 2019. Ecco cosa ha raccontato in merito alla gara delle Nuove Proposte e in merito alla settantesima edizione del Festival della Canzone Italiana.
Con Amadeus sarà una settantesima edizione del Festival di Sanremo all’insegna della coralità e della celebrazione, un’edizione con sorprese, un Festival nel segno della storia della Rai. Si tratterà di un evento multipiattaforma ideato e costruito dalla Tv di Stato che culminerà con le 5 serate al Teatro Ariston e che parte in questi giorni con Sanremo Giovani.
Direttore artistico, conduttore di Sanremo 2020, Sanremo Giovani…
Non sono abituato, Direttore me lo dicevano solo nei parcheggi, dottò dottò venga dottò!
Non sei per niente emozionato?
Io sono felice, la felicità supera evidentemente l’emozione. E’ vero che siamo anche al 18 di dicembre. Forse quando arriverò a ridosso del 4 di febbraio le gambe cominceranno a tremare. Però, un po’ perché non ho più vent’anni, un po’ perché fortunatamente il fatto di fare televisione tutti i giorni, ti permette come giocare a pallone tutti i giorni. Certo la partita di Champions, la Finale ti dà una certa emozione, ma la vivo più con felicità che con paura. Speriamo di rimanere così fino al 4 febbraio.
Saranno anche i 70 anni del festival di Sanremo, il ricordo più bello del Festival da spettatore?
Beh, il ricordo è legato all’infanzia, il ritrovarsi a casa. Io andavo sempre dai miei nonni perché era una tradizione. I miei nonni mi preparavano tutto, anche a una certa mi veniva fame, il latte, i biscotti, le cose etc.., mi mettevo con loro in sala e guardavamo il Festival di Sanremo e rimanevo a dormire dai nonni la sera stessa e questa è un’immagine forte legata ovviamente a quando avevo anche 12,13, 14 anni e questo ti fa capire come la storia di Sanremo probabilmente accompagni ognuno di noi anche nelle varie epoche.
Nella conferenza hai detto che si tornerà un po’ al passato, al Festival con la classifica…
Non dobbiamo pensare che tutto quello che è passato è vecchio. Ci sono certe idee del passato che secondo me sono, non solo attualissime, ma sono fortissime, quindi io ho voluto anche, nella costruzione di Sanremo, pulire l’attualità, ma non dimenticando le belle cose che ci sono state in passato. Per la classifica io vengo dalla radio, per me la classifica è la cosa più bella del mondo. Io quando sono andato in radio dicevo, quando mi fate fare la classifica? Figurati, adesso faccio quella di Sanremo, che è la classifica più importante.
Prima di salutarci, parliamo velocemente della serata di domani, I Giovani. Ci sono i dieci finalisti di Sanremo Giovani, gli otto di Area Sanremo e quella sicura che è Tecla. È stato difficile scegliere i Giovani?
Molto difficile. Ne sono arrivati numericamente tanti, 842 che fortunatamente si sono snocciolati nel corso del mese abbondante che abbiamo avuto a disposizione e ho passato veramente le nottate ad ascoltarle, ma con piacere. Non è mai stato un sacrificio, io amo la musica, i sacrifici, i lavori pesanti sono altri, non quello di ascoltare musica. L’ho fatto con piacere e devo dire che mi sono affezionato a molti. Quando abbiamo fatto la prima selezione da 842 a 65 era già stato difficile, dei 65 è stata un’impresa portarli al numero che poi voi vedrete, che sono appunto i 10. Però sono belle, io trovo che siano tutti dei talenti e auguro a loro di diventare veramente, come ho detto in conferenza stampa, i nuovi Mahmood, Gabbani o Ramazzotti. Secondo me il vincitore delle nuove proposte ha il diritto a essere un big l’anno prossimo.